Ho atteso 48 ore prima di scrivere perché era necessario mantenere sangue freddo e lucidità nel commentare un incontro, quello giocato sabato dalla Roma Waterpolo a Firenze contro la Libertas R.N Perugia, che di sportivo ha ben poco se non nella prestazione delle due squadre. Le uniche evidentemente libere di esprimersi secondo logica e le condizioni del momento. Sinceramente il risultato conta poco, anche se mi sento di dire che la prestazione dei giallorossi è stata sicuramente di livello e poteva esserlo di più se il fato non ci avesse messo del suo e non solo.
Cinque ore e quaranta per una trasferta a Firenze che poteva e doveva essere organizzata meglio visto anche l’orario dell’incontro fissato alle 18:30. E qui subentra il padre che veniva aggiornato costantemente dal proprio figlio sull’andamento del viaggio che risultava, a conti fatti, un’odissea e che ha implicato preoccupazione e angoscia. Diciamolo: è andata bene. Il fato prima avverso ha poi teso una mano non facendo sbandare in autostrada il veicolo su cui viaggiavano i ragazzi. Forse qualcosa potrebbe esser detto alla società, che però non ha esperienza per questa categoria sia dal punto di vista del gioco che dal punto di vista organizzativo (il che implica per la squadra dover affrontare trasferte lontane e non agevoli come mai prima d’ora).
Un bel viaggio in treno, Firenze è vicina, pranzo in centro con l’intera squadra per cementare il gruppo e affrontare al meglio la partita pomeridiana. Si può anche richiedere un contributo alle famiglie se necessario, penso che nessuno si sarebbe tirato indietro nell’affrontare una piccola spesa per il bene dei propri figli. Questo era il primo aspetto che in questo contesto mi premeva sottolineare. Poi ne arriva un altro, che merita altrettanta attenzione e che passa nel campo del nostro avversario. Ovviamente il risultato è incontestabile. Giusto dunque dare merito agli umbri che hanno saputo portare a casa i tre punti, anche se non ne andrei così fiero come invece riportato sulla loro pagina Facebook.
“Papà per fortuna giochiamo alle 19:30”, questo l’esatto messaggio di mio figlio fermo in autostrada in attesa dei soccorsi. Poi ci sono gli adulti quelli sulla cinquantina o giù di lì, quelli che possono avere comportamenti sportivi e capire lo stato psicologico degli atleti. Purtroppo la dirigenza umbra ha dimostrato ancora una volta che non si opera per il bene dei ragazzi ma solo per conseguire un unico risultato, la vittoria, e che la voglia di passare sopra tutto e tutti era più forte. Giunti a destinazione alle 18:45 la squadra di casa non ha voluto consentire ai romani il giusto tempo neanche di scaldarsi, messo il costume si è entrati in acqua e nel breve volgere di due minuti il match è iniziato. Fossi stato il Presidente della Roma Waterpolo avrei optato per un ‘tutti a casa’ e chiesto il rinvio a data da destinarsi visto che il regolamento lo consentiva.
Sulla loro pagina hanno avuto anche l’ardire di scrivere testualmente: “[…] A poco più di un minuto dal fischio finale il Perugia lascia spazio agli avversari che vanno a segno […]”. La “povera” squadra ospite ha saputo reagire a una evidente difficoltà iniziale con un primo tempo e gran parte del secondo giocato sottotono e in affanno (3-0 il parziale del primo quarto, con uno scarto che poteva essere più largo). Sul 5-1 a poco più di due minuti e mezzo dal cambio vasca iniziava il match dei giallorossi, che rimontavano caparbiamente gli umbri fino al 6-6 a due minuti dalla fine del terzo quarto.
Nel mentre si verificava anche un altro episodio che non vedevo dai tempi delle giovanili (Under 13 e 15): l’allenatore degli umbri optava in diverse circostanze per una rotazione totale degli elementi in acqua. Come interpretare questa mossa se non con la consapevolezza che tanto i “poveri” avversari erano assenti? Un bello spavento deve essere stato per lui accorgersi che i suddetti avverari non erano stramazzati e, infatti, citando testuale il commento: “[…] Reagiscono immediatamente riportandosi in vantaggio. Nell’ultimo quarto ingranano la marcia giusta […]”. Peccato, poteva continuare a fare il giochino del ‘tutti fuori tutti dentro’, cosa consentita solo al Prof. Tafuro quando forma l’atleta in età adolescenziale e che conosco bene.
Non rappresento ovviamente la posizione ufficiale della società e sia ben chiaro che si tratta di una posizione personale, ma certi comportamenti non riesco proprio a tollerarli. Ora testa e cuore al Rapallo nostra prossima avversaria in una sfida decisiva che deve consentirci di restare agganciati al treno della salvezza.
Forza Roma, sempre e ovunque con noi al tuo fianco.
David Cimini