Parola a… Matteo Aicardi

Due volte campione del mondo e argento alle Olimpiadi di Londra con la calottina del Settebello; sette Scudetti, otto Coppe Italia, due Champions League e due Supercoppe d’Europa con la Pro Recco; due Euro Cup con il Savona. Se ancora non fosse chiaro, in questo nuovo appuntamento con “Parola a…” siamo riusciti a fare quattro chiacchiere con il grande Matteo Aicardi. Il famoso centroboa ligure ci ha raccontato le sue passioni, i suoi primi passi verso questo sport, citando anche una vecchia conoscenza della Roma Waterpolo.

Come è nata la tua passione per la pallanuoto?
La mia passione è nata per caso: abitando in un piccolo paesino e con i miei genitori che lavoravano tutto il giorno ero sempre dipendente dai miei compagni di classe che si rendevano disponibili ad accompagnarmi a fare sport. Il primo mi invitò a fare calcio ma dopo poco si trasferì all’estero. Poi alle elementari incontrai due compagni che mi proposero “la pallanuoto”. Da quello giorno non ho mai smesso.

In un momento così complicato per lo sport in generale sei riuscito a rifondare dopo anni la squadra nella piscina dove hai iniziato a giocare, che messaggio cerchi di trasmettere ai giovani atleti che si avvicinano alla pallanuto?
Riportare la pallanuoto a Loano dopo tanti anni non è stato per niente facile ma io e la società abbiamo fatto un grande sforzo perché ritenevamo giusto dare a tutti quei ragazzi la stessa possibilita che ho avuto io 25 anni fa: vivere facendo quello che amo. La pallanuoto è stata per me un genitore, un’amica e soprattutto uno specchio che mi ha insegnato a conoscermi nel profondo: non avrei mai potuto avere una scuola di vita migliore.

Il futuro di questo sport passa ovviamente attraverso i settori giovanili e tu sei riuscito a conoscere uno dei giovani usciti dal nostro vivaio, Matteo Spione che è arrivato a vestire la calottina dell’Italia come te…
Il futuro della pallanuoto passa da tante cose. Spesso ci diciamo che non ci sono giovani bravi in Italia, questo è la chiara conseguenza di una mancanza di allenatori bravi e di una ancora più chiara mancanza di una struttura didattica per loro. Per fortuna che ogni tanto escono dei giovani talentuosi come Matteo.

Nel corso della tua carriera con la Pro Recco e con la Nazionale italiana ti sei tolto molte soddisfazioni, quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
La Pro Recco e il Settebello sono stati la mia famiglia per anni. Ora con la Nazionale è tempo che ci sia un ricambio generazionale quindi largo ai giovani. I miei obbiettivi sportivi per il futuro sono quelli di continuare con la Pro Recco e cercare di dare ancora piu lustro a questa squadra storica. Nel frattempo vado avanti con il mio progetto di Elite Water Polo Camp per dare la possibilità per chi, come me è cresciuto in piccole realtà, di imparare la pallanuoto da Campioni e professionisti del settore. Inoltre mi occupo del settore giovanile come dirigente della Doria Nuoto Loano. Diciamo che ho le giornate impegnate…

Dove ti vedi alla fine della tua carriera? A bordo vasca a insegnare alle giovani leve o hai in mente altro?
Come dicevo prima, insegnare per me è una grande passione. Sono orami quattro anni che ho iniziato quest’attività. Dopo aver subito numerosi infortuni grazie ad allenatori incompetenti, ho deciso di laurearmi in scienze motorie. Essere un grande giocatore non vuol dire essere un grande allenatore quindi voglio avere una preparazione a 360 gradi. Quello che insegno all’Elite Water Polo camp è che l’allenamento deve avere un approccio scientifico e che il vecchio metodo, “più ti alleni meglio è”, ormai è obsoleto. Dobbiamo appassionare i giovani a questo bellissimo sport, non massacrarli senza un senso per vedere chi resiste.

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